GIANNI DE TORA

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1992 ''Tendenze'' (a cura del CESMI) Casina Pompeiana- Napoli, 13 aprile 5 maggio

 
ARTICOLO DI GIULIANA VIDETTA SUL QUOTIDIANO ''IL MATTINO'' AD APRILE 1992

Organizzata dal Cesmi la collettiva '' Tendenze'' alla Casina Pompeiana.

Se c'è troppa arte a cuocere

Ancora un'esposizion collettiva, la terza del 1992, organizzata dal Cesmi (Centro Economico e Sociale per il Mezzogiorno), col Patrocinio dell'Assessorato alla Pubblica Istruzione e Cultura della Regione: con il titolo «Tendenze» si propongono, stavolta, diverse declinazioni dell'arte «non figurativa» in Campania, attraverso una selezione di 28 tra pittori e scultori, operata dalla curatrice Lydia Tarsitano. La mostra, che durerà fino a venerdì 8 alla Casina Pompeiana nella Villa Comunale di Napoli, conclude il ciclo avviato con le collettive «Segni Mediterranei» e «Conver- genze» e si inscrive in una serie di varie iniziative tese a «dare spazio alle potenzialità culturali del Mezzogiorno», individuando in Napoli la «Capitale del Mediterraneo» contro «la pratica miope del- l'assistenzialismo» e per un rilancio della produzione artistica contemporanea: queste le intenzioni dichiarate dall'onorevole Antonio Ciampaglia, direttore del Cesmi, in apertura del catalogo che accompagna la mostra in corso. Un progetto meritorio e ambizioso, tanto più se si considera quanto poco abitualmente le istituzioni pubbliche tengano in conto l'arte contemporanea. E tuttavia proprio la mancanza di esperienza e di tradizione in tal senso, a fronte della complessità del mondo artistico contemporaneo, dovrebbe invitare chi si accinge a così ardua impresa a definire con rigore, metodi e criteri con cui articolare le proposte culturali affinché risultino efficaci e vincenti. Così non è del tutto per le mostre fin qui viste, e ciò non tanto per la qualità degli artisti invitati a esporre, molti dei quali protagonisti accreditati della vita culturale della città, quanto per una sorta di disomogeneità nella tenuta qualitativa e nella coerenza delle selezioni proposte, con un risultato spesso disorien- tante proprio per quel pubblico di non addetti ai lavori che pure viene chiamato in causa dagli organizzatori quale interlocutore privilegiato. Sono insidie insite in ogni esposizione collettiva che, per ovvie esigenze, può proporre solo una scelta parziale di artisti e di opere, alle quali purtroppo non sfugge neppure la mostra in corso, nonostante o forse proprio a causa dell'elevato numero di partecipanti. Per completezza d'informazione riportiamo i nomi dei ventotto artisti presenti, cia- scuno con una o due opere: Mario Apuzzo, Antonio Baglivo, Antonio Barone, Claudio Carrino, Gerolamo Casertano, Maria Luisa Casertano, Antonio Ciraci, Lidia Cottone, Salvatore De Curtis, Gianni De Tora, Anna Del Matto, Mario Di Giulio, Gianfranco Duro, Edoardo Ferrigno, Antonio Gigi, Antonio Izzo, Mario Lanzione, Michele Mautone, Elio Mazzella, Luigi Mazzella, Adele Monaco, Antonio Picardi, Anna Maria Pugliese, Gisela Robert, Carla Seller, Ernesto Terlizzi, Pasquale Troppo e Aldo Vaglio.

 
ARTICOLO DI MAURIZIO VITIELLO SULLA RIVISTA '' POLITICA MERIDIONALISTA'' DEL 6 GIUGNO 1992

Tendenze

La collettiva «Tendenze», a cura di Lydia Tarsitano, e fortemente voluta da Lydia Cottone, è stata organizzata dal CESMI (Centro Economico e Sociale per il Mezzogiorno). È stata impaginata nelle sale delle Società Promotrice di Belle Arti «Salvator Rosa», alla Casina Pompeiana in Villa Co- munale a Napoli, e corredata di catalogo. Ha riscosso successo perché si è proposta come manifestazione controcorrente. Gli artisti si sono riuniti per riaffermare la centralità della loro opera, al di là di qualsiasi operazione di mercato e di galleria, ed hanno, così, preferito mettersi in discussione ed attirare l'attenzione degli «addetti ai lavori». È impossibile riuscire in una mostra ad inquadrare la totalità dei fermenti e considerare tutti gli operatori che lavorano a Napoli, nell'hinterland ed in tutta la Campania e, forzatamente, è stata incanalata una minischedatura del territorio per far riflettere sulle tendenze in corso. «Il senno del poi», con il sottotitolo «L'occhio di oggi sull'astratto», dibattito- incontro con gli artisti e i critici (Patrizia Fiorillo, Arcangelo Izzo, Vincenzo Perna e Ciro Ruju), si è rivelato un felice prologo, che ha innestato una discussione serrata sui vari problemi (e ne sono tanti e complessi) che emergono quotidianamente nell'ambito delle arti visive contemporanee, nel giorno dell'inaugurazione dell'esposizione. Il momento di riflessione, moderato con partecipazione da Lydia Tarsitano, poteva allungarsi all'infinito e ciò ci ha fatto comprendere che tanto e di tutto è in discussione quando si tratta sull'arte e di arte. Mario Apuzzo, Antonio Baglivo, Antonio Barone, Claudio Carrino, Gerolamo Casertano, Maria Luisa Casertano, Antonio Ciraci, Lydia Cottone, Salvatore De Curtis, Gianni De Tora, Anna Del Matto, Mario Di Giulio, Gianfranco Duro, Edoardo Ferrigno, Antonio Gigi, Antonio Izzo, Mario Lanzione, Michele Mautone, Elio Mazzella, Luigi Mazzella, Adele Monaco, Antonio Picardi, Anna Maria Pugliese, Gisela Robert, Carla Seller, Ernesto Terlizzi, Pasquale Truppo, Aldo Vaglio questi gli artisti considerati in «Tendenze», commentati dagli stralci critici tratti da testi di: Simona Barucco, Massimo Bignardi, Palma Bucarelli, Giovanna Cassese, Vitaliano Corbi, Enrico Crispolti, Floriano De Santis, Luigi Paolo Finizio, Patrizia Fiorillo, Flaminio Gualdoni, Renzo Guasco, Arcangelo Izzo, Gèrard Georges Lemaire, Mario Maiorino, Filiberto Menna, Gerardo Pedicini, Pierre Resta- ny, Franco Solmi, Michele Sovente, Tornmaso Trini, Maurizio Vìnelio, Saivatore Volpe. Riuscire a restringere in queste righe anche un breve commento su tutti gli artisti presenti a «Tendenze» non è semplice né simpatico ed allora preferiamo rendere il senso di questa comunità di segni attualissimi ed intorno a noi. Nelle grafiche, nelle tecniche miste, nelle pitture, nelle sculture, negli assemblaggi ... vibrano stimoli e revisioni che discendono dalle avanguardie storiche del novecento europeo e si sommano aggettazioni e valenze che si raccordano a quelle posizioni linguistiche espresse dal dopoguerra ad oggi in ambito euroamericano, con tutte le diversificazioni e ramificazioni che l'intelligente creatività mediterranea degli artisti può proporre. Vien fuori da «Tendenze» un'attività artistica di tutto riguardo, con le inevitabili smagliature, ma compensibili, che è quasi ignorata dalla «vetrina» di Milano, ad esempio, e da quei mass-media che guardano più al mercato che alla qualità. Questa copiosa validità delle opere non merita di essere ignorata e questa mostra ci sembra abbia voluto indicare che sotto al Garigliano esistono tendenze dell'arte astratta che devono essere prese in considerazione quando si parla di cultura delle arti visive in Italia ed in Europa.

 
cartoncino di invito
 
 
 
PRESENTAZIONE DI LYDIA TARSITANO SUL CATALOGO DELLA MOSTRA

Tendenze

Proporre un così folto numero di artisti dai più affermati, con alle spalle una lunga professionalità, ai più giovani già con un iter artistico ben delineato, che si presentano da soli, fuori dai cìrcuiti chiusi delle gallerie, ha voluto essere un momento di rottura, un segnale. Ridare protagonismo all'artista e soprattutto alla sua arte, questa l'ottica in cui ci siamo mossi, in una città dove è ancora più difficile accostarsi ai meccanismi perversi che permettono di far conoscere il proprio prodotto artistico. A Napoli, in particolare, ma il discorso vale per tutto il SUD, il mercato è fermo, un collezionismo moderno quasi non esiste, le stesse gallerie si sono ridotte nel numero, gli spazi pubblici attrezzati e qualificati dire sono rari è anche troppo, ed inoltre lo stesso accesso è spesso pilotato. Una collettiva così ampia, ma selezionata, è rappresentativa della ricca produzione artistica, in special modo campana: come scriveva Enrico Crispolti già nel 1987 "Ormai non basta più riconoscere che Napoli è uno dei maggiori centri creativi nel panorama dell'arte italiana dei nostri giorni, e da qualche decennio. Occorre rintracciarvi particolarità di situazioni, di tramandi di linee. Non solo ma occorre rintracciare tempestivamente anche i segni di una dinamica interna, continua entro tali linee." E ciò è accaduto fin dal dopoguerra nell'ambito dell'arte non figurativa, che ha trovato nella nostra città una vitalità insospettata, nuova dimostrazione di come Napoli riesca ad essere all'avanguardia in Europa e nel mondo sul piano della creatività. Il progetto di questa mostra, che assembla personalità artistiche così diverse, è tracciare una sintesi della produzione "non figurativa" meridionale e nel contempo evidenziare come essa non rappresenti un capitolo chiuso, ma un ambito in cui la ricerca è ancora aperta. Una ricerca che continua e si arricchisce dopo la svolta subita tra gli anni sessanta e settanta. Non è un caso se proprio oggi intendiamo riproporre l'astratto nelle sue diverse espressioni, a partire dal geometrico, ma così pure l'informale ed il concettuale; in questo fine secolo, che come sempre accaduto diventa momento di trapasso e di anticipazione dei fermenti del secolo successivo, intendiamo, infatti, riaffermare proprio la tuttora piena validità di queste "linee". Il disorientamento a cui assistiamo oggi nel campo dell'arte, lo scollamento generale che coinvolge le tendenze artistiche, il fenomeno che si è manifestato soprattutto al Nord a partire dagli anni ottanta, dove spesso solo per moda vi è stato un recupero del figurativo o come è accaduto, che alcuni artisti anche solo con un segno hanno accennato il ritorno al figurativo, ci ha spinto ad approfondire l'astratto in senso ampio, con le sue diramazioni e i suoi movimenti innovativi, onde dimostrare che questa fase dell'arte moderna non si è fatto esaurita. Ma questa collettiva ha anche un'altra ambizione cominciare ad innestare dei meccanismi che avvicinino il grande pubblico all'arte contemporanea. Il gusto dell'utenza, per carenza della stessa scuola e dei mass media, non è stato abituato a recepire tutto quello che è arte contemporanea, il non-figurativo in particolare. Di qui le difficoltà che hanno trovato e che trovano per affermarsi gli artisti del mezzogiorno, che da una parte trovano ostacoli in una cultura napoletana ancora legata alla fiorente produzione artistica dell'ottocento, dall'altra lo scoglio di superare i confini del proprio territorio per affermare la valenza europea della loro opera. E basta citare quanto Massimo Bignardi riprende nell' 1989, ancora di estrema attualità. Bignardi afferma che " ... torna utile quanto Giulio Carlo Argan, in una delle rare occasioni dedicate alla cultura napoletana scriveva (nel 1963) ... malgrado l'ambiente stagnante, la situazione artistica napoletana è in movimento. A Napoli, lavorano alcuni giovani artisti, la cui opera non può più essere considerata un atto di coraggio o un gesto di sfida ... " Ma Bignardi prosegue affermando che " ... l'Azione operata da quei giovani... ha dato i migliori frutti." E continua rilevando come Napoli sia vivacemente europea più di quanto si immagini " ... Resta però nella coscienza storica e critica nazionale, la parola 'SUD' come luogo indefinito, ove si mischiano spesse volte, frettolose e patetiche posizioni. La cultura artistica napoletana, come gran parte di quella meridionale, da qualche tempo è 'passata di moda' negli interessi degli studiosi. Un interesse che si manifesta, nel più dei casi come un vero e proprio 'disimpegno' rispetto alla reale necessità di comprensione di quanto accade nella cultura al di sotto del Garigliano ... " Forse le parole del noto critico appaiono dure, ma son fin troppo realistiche, qualsiasi commento è superfluo, possono solo sollecitare l'invito a tutte le forze culturali a scendere in campo per operare un cambiamento.

 
 
RISORSE AGGIUNTIVE
Sintesi del catalogo della mostra /SCARICA IL PDF

 

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